mamma

Di storie che non vorresti leggere

Il regno di Op

Oggi avrei probabilmente scritto di nanne e pannolini, di lavoro e di libertà, di uscite a cena con gli amici e di nanna dai nonni. Pensieri di un ordinario week end da mamma che si prende una serata col papà e parla.

Poi però, complice la nanna dai nonni appunto, ho deciso di lavorare un po’ per portarmi avanti sull’affanno lavorativo della settimana e di documentarmi per uno dei pezzi da preparare proprio per style.it. E tutti i pensieri e le idee se ne sono andate. Perchè oggi sono entrata nel regno di Op. Ho dovuto preparare un’intervista per Paola, l’autrice del blog. E mentre avrei solo voluto dirle ti sono vicina  anche se non ti conosco, cercavo le domande da fare a questa mamma che trascorre le sue giornate in ospedale o tra le mura di casa. E, in attesa delle risposte che arriveranno, i pensieri sono rimasti tutti lì. E anche le lacrime, tra le righe scritte così bene, di storie che non vorresti leggere.

E’ inevitabile venire assalita da pensieri che poi, lo so, sono miliardi di luoghi comuni. Che nella vita conta solo la salute, che stiamo qui a correre come pazzi ma che senso ha, che ci preoccupiamo per le futilità ma dovremmo solo sorridere ogni mattina, tutti i giorni. E ringraziare. Chi crede, il suo dio, se no ringraziare e basta. La vita. Lo so, frasi fatte, luoghi comuni, cose che tutti sappiamo. Solo che troppo spesso ce lo dimentichiamo. Io, per lo meno, me lo dimentico. Eppure me lo dico ogni volta, ogni volta che entro in altre vite, che non sono la mia che sto qui a criticare e pensare, ma alla fine è bellissima. Vite in cui la malattia e la morte arrivano troppo presto. Vite che proseguono con una forza che non so se avrei. La morte e la malattia le ho conosciute su persone care. Anche quando non era giusto. Come tutti credo, purtroppo. Eppure poi io rientro nel turbine. Nella quotidianità. E mi lamento per le cavolate. E mi lascio stressare da robe che, davvero, non sono importanti. E magari mi alzo al mattino con la luna storta e tratto male il papà della Patata gigante (lei è davvero raro che subisca la mia luna, ma lui se la becca tutta) oppure sbuffo in ufficio, oppure mi arrabbio per risposte che non arrivano, oppure penso ma basta con ‘sti capricci, oppure dico che noia, anche oggi è uguale a ieri. Ma meno male che è uguale a ieri! Meno male che fai i capricci!

Io d’ora in poi lo seguirò il blog di Paola. Un po’ per sapere come prosegue la sua avventura, ma chiamiamolo pure incubo, un po’ per svegliarmi quando vedo che mi addormento. Sarà il mio memento.

Certe cose semplicemente non dovrebbero esistere.

Un sorriso in più, gratuito e grato, male non fa.

 

Leave a Comment

due × 3 =

Comments (6)

  1. io sono approdata al blog del regno di Op da qui http://widepeak.wordpress.com/
    E non aggiungo altro, perchè dice tutto lei.
    Si sente dire che il web allontana le persone. Ecco, a volte anche insegna. Per esempio a vedere le cose nella giusta prospettiva.
    E anche a sorridere, se non altro per rispetto verso persone così coraggiose.

    1. mi mancano anche le parole (cioè, ne avrei, ma sono tutte stupide).
      quindi mi tengo il mio pugno nello stomaco.
      Grazie per averlo segnalato, non lo avrei mai incontrato altrimenti

  2. sai che anche ci è passato torna, fortunatamente, alla normalità? ti dici: dopo questo ho capito tutto della vita, mi preoccuperò solo delle cose importanti, non sprecherò più il mio tempo e le mie emozioni per stupidaggini…invece no, la vita quotidiana ti riassorbe e ricomincia tutto come prima. e forse è giusto così, forse è un meccanismo di auto-difesa. però ogni tanto i ricordi si rifanno vivi, magari in sogno, e allora ti ripigli e torni ad allineare le cose nella giusta prospettiva. e per chi non ci è mai passato, invece, è bene sapere che esistono anche storie così e che nessuno è al sicuro, perchè non è affatto vero che “tanto a me non capiterà”

  3. sono chiusa in casa da una settimana con figlia con un banalissimo 39 di febbre, e fino a cinque minuti fa mi lagnavo di tutti i mali del mondo.
    e girovagavo su style per noia.
    sono approdata qui, e mi sono sentita infinitamente piccola, e mi sono vergognata molto.
    grazie

    1. che è un po’ come mi sono sentita io, infinitamente piccola. credo sia normale. e credo che storie così ci aiutino tanto a ridimensionare. anche se, davvero, non dovrebbero esistere. ma l’ho già detto. grazie a te