cose belle guarda che è normale viaggi

Sei mai stata in barca a vela?

Arriva l’estate (arriva davvero?) e improvvisamente i week end non sono più quei due giorni uno accanto all’altro da riempire con attività casalinghe che a furia di far biscotti la prova costume è ormai solo una vana speranza. No, con l’estate finalmente (finalmente? davvero?) si può uscire di casa e fare qualcosa di diverso. A volte anche speciale. A volte che non l’hai mai fatto in vita tua e quindi, ma sì, proviamo!

Per dire proviamo ci vuole comunque un po’ di sana incoscienza. Quando ho ricevuto l’invito per una gita in barca a vela, con partenza da Milano alle 8, destinazione Finale Ligure essendo io, come ormai penso sia chiaro, un esemplare di bradipo pigro, ci ho dovuto pensare un po’. Soprattutto perché l’invito non riguardava solo me ma anche la mia simpatica treenne a forma di Patata gigante che chi lo sa se si diverte in barca a vela. E se vomita tutto il tempo? (ah, sì, sono anche ottimista)

A parte un blocco alla schiena e altri simpatici disagi fisici che mi han colto il giorno prima, segno mica troppo nascosto di una parte di me che remava contro all’uscire di casa e abbandonare la mia collaudata routine, ho fatto vincere l’altra parte di me, quella che no, stavolta facciamo qualcosa di diverso, qualcosa di nuovo, qualcosa di emozionante (mica il pacchetto del viaggio si chiama Mille Emozioni per due a caso).

Emozione3vainliguria

E quindi, armate di zainetto e chissà come ci si veste in barca a vela, siam partite.

Sul pullman ho subito colto il clima da gita. Mamme e bimbi tutti sulla stessa barca. Non per modo di dire.

E niente, siam salite sulla barca dove ci ha accolto Giusy, esperta skipper che vent’anni fa ha deciso di fare del mare e delle vele la sua professione. Ci ha spiegato tante cose, come funzionano le vele, cosa si vede nel mare, come si orza, come si tirano le corde… E qualche compagna di viaggio più intraprendente di me si è anche messa a dare una mano (diciamolo, la scusa di una Patata in braccio ha facilitato il tener nascosto il lato pigro. Mi alzerei eh, ma con lei… come faccio?)

pranzo in barca a velaCi siamo fermati davanti a NoLi Ligure, abbiam mangiato prelibatezze cucinate nella cucinetta della cabina (che io neanche una pasta in casa la faccio così buona). Lei e il suo nuovo amichetto Charlie hanno esplorato la prua (immaginatemi pure barcollante, con zero equilibrio, ad accompagnarla davanti, con la sensazione di poter cadere in mare da un momento all’altro e lei, tutta contenta, guarda mamma i pesciilmareigabbiani! Ti prego stai ferma che cadiamo e tieniti a quella cavolo di cordicina).

E’ stato divertente. Diverso. No, rilassante no, anche se, ammettiamolo, dopo tre ore di vento e barca qualsiasi treenne iperattivo si addormenterebbe. Quindi anche la mia. E mentre lei si gustava il suo sonnellino pomeridiano io ho potuto allungare i piedi e prendere un po’ di sole, sentendo il rumore del mare. E allora ho capito che no, magari le vacanze in barca, dormendo in cabina, non potrei farle (anche perché ovviamente soffro il mare, meno male che esiste la xamamina), ma un’altra gita, questa volta anche con il mio lui e il lui piccolo, potremo farla di sicuro.

Perché in mezzo al mare c’è il silenzio. E attorno il mare. E sopra il cielo. E, alcune volte, non serve nient’altro.
Il lato pigro bisogna ammazzarlo, perché a far cose diverse si sentono le emozioni. E si formano i ricordi. Quelli belli. E sì può spuntare un’altra casellina di una cosa mai fatta prima nella vita. Sei mai stata in barca a vela? Io sì. Anzi, noi sì. (e ringraziamo Emozione3 per averci invitato!)

 

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Comments (4)

  1. Che bello. Purtroppo sono nata insieme a quel filone cinematografico che gli storici del cinema chiamano catastrofista e che ha visto una diffusione negli anni 90 del suo sottogenere per la tv: il genere catasteofista arricchito da effetti di computer grafica e impoverito di trama; di sicuro impatto visivo ma non lasceranno traccia nella storia del cinema perché di scarsa qualità e poco avvincenti. A me tuttavia tornano in mente ogni volta che devo prendere, non dico un aereo, basta un ascensore. Basta poco per scatenare pericolose associazioni mentali tra situazioni banali e trappole di cristallo. Ma se la barca a vela è una metafora allora la prendo volentieri. Ben vengano le nuove esperienze e le emozioni che ne conseguono. Non sarà il mare con i suoi silenzi e i tra
    monti specchiati, sarà piuttosto una vigna, un bosco di betulle, un ranch di capre. L’importante è generi un ricordo.

    1. Parliamone… Trappola di cristallo, origine di mille miei incubi con pavimenti caldi e crolli… Ok. Ho paura anche io di volare e non vivo serenamente i mezzo di trasporto dici quindi che è colpa dei film?? Cmq… Vai di agriturismi e via 🙂

    1. Ops. Ovviamente noLi. E ovviamente mi era venuto il dubbio che posse noli. Ma ho googleato senza sapere che ci fossero due possibilità… Damn!! Grazie