Sognare di scrivere un romanzo è sogno di tanti. E forse anche in troppi ce la fanno, vedendo la quantità di libri in libreria, rispetto alla quantità di lettori in Italia. Ma non importa. Continuiamo a sognare.
Fino all’arrivo di Stella, primogenita stellare, io sognavo di scrivere un libro. Oggi Stella ha sette anni e ho riempito pagine e pagine di. Direi che almeno venti libri li ho visti sugli scaffali. Non tutti con il mio nome in copertina e, vi dirò un segreto, va benissimo così.
Oggi sto scrivendo il mio primo romanzo. Che non è proprio un romanzo come vorrei scriverlo io, la scrittura vera delle pagine che scorrono e alla fine del capitolo hai il mal di pancia perché vuoi sapere come va avanti la storia ancora non ce l’ho nella testa e nelle dita, ma è una storia per la prima volta vera che puoi infilare nello scaffale narrativa. Non so neanche se riuscirò a finirlo e se qualcuno me lo comprerà, ma so che è quasi finito, che ha un titolo che mi piace molto e che ha così tanto dolore dentro che ci puoi fare una capriola sopra.
Bene. Ieri sera mi sono messa davanti alla tv e ho guardato il Premio Strega. Ha vinto Paolo Cognetti con Le otto montagne (che ho provato a comprare più volte, anche oggi a pranzo, e che magari comprerò poi davvero prima o poi, ma ogni volta mi fermo prima della cassa perché a me la montagna non entra. E lì ce n’è tanta).
Ho guardato le interviste agli autori, un po’ per curiosità, un po’ perché ho avuto il piacere di conoscerne uno qualche anno fa e sì, volevo vedere lui. Ho spento, portando a letto una grande verità.
Non. sarò. mai. una. scrittrice.
Sono una scrivente. Una che scrive. Articoli, libri, saggi, ghost writing. Ora magari anche un romanzo. Ma non una scrittrice.
Non la so fare la parte di quella che entra nel personaggio e “le linee tra noi si sono confuse, io ero la mia protagonista lei era me” o “ci ho messo due anni a scrivere, pensare, documentarmi, sono stremato” o “torno a casa e mi chiudo in casa, tra nuove pagine” o “ringrazio i miei editor in questi anni di scrittura di questo libro”. Anni? Davvero? Io non credo che loro, gli scrittori, credano davvero a tutto quello che dicono. Di certo, se devono invogliarmi a comprare le loro pagine, non ci riescono. Se devono farmi empatia, non ci riescono. Se devo pensare che sono molto intelligenti e intellettuali allora sì, ci riescono.
Che però è tutto quello che io non sarò mai. Profonda autrice che si arrovella. E vabbe’, sto serena, perché tanto al premio Strega non ci arriverei comunque, neanche se fossi di quella pasta lì, ma sono ben felice di essere di questa pasta qui, dove semplicemente riempio righe con parole. Poi non le so vendere comunque. Ma mi escono dalle mani e basta. Solitamente anche molto in fretta. Se ho una cosa da scrivere la scrivo. Non c’è niente di poetico, filosofico, o difficile. C’è il bisogno di farlo. E mi fa bene. A volte tanto, a volte poco. Quindi io continuo. E spero che continuino anche loro. Loro scrittori. Io, però, scrivente. Non c’è (ci sarebbe) bisogno di parlare.
PS. Sono anche lettrice, che spende svariati euro nelle librerie. Che se i tuoi figli vanno in vacanza per un mese con la nonna, vuoi non mettere in valigia un paio di volumi (sì, loro leggono. Ma il discorso diventerebbe un’altra lunga riflessione, quindi rimandiamo. Ma mettiamo tutto quel che ho in giro in questo periodo, così che sia, di colpo, anche un post “consigli di lettura”).
Il Niven è strabello!
Dei due dahl mi daresti i titoli? Anche di altro per giovanissimi che ho una quasi 11enne che ha avuto una recente svolta “lettoria” (qui immagina mie grida di giubilo a tuo piacere) e siamo un po’ a corto di idee -Harry Potter Non le è piaciuto- grazie