guarda che è normale libri mamma

Capotifoseria is a state of mind

Divento capotifoseria. Tanto da essere presa in giro. Da sembrare impallinata. Hai voglia a dire è solo per lavoro. Non lo è. Non lo è mai. O lo è sempre.

Funizona così, tra i lavori che faccio, da scrivente, ce n’è uno che sta diventando il mio preferito. Devo scegliere le mie persone preferite e pensare a progetti con loro. E proporli. E possibilmente realizzarli. Scrivendo, ma anche no.

Il lavoro più bello del mondo a un certo punto arriva. E io quest’anno l’ho trovato. Non so cosa succederà il prossimo. So però esattamente a che cosa non voglio rinunciare. Ma so anche che bisogna mangiare. E tutta la mia rabbia contro le partite iva di questo periodo è ben motivata. Ma basterebbe così poco a farmi cambiare espressione. Se solo chi ci offre una cifra, pensando sia quella adeguata, si ricordasse di farci notare che lui in realtà lo sa che quello che arriva a noi è diviso per due. Che ci facesse capire che lui lo sa che in realtà non ci sta regalando niente, anzi spesso siamo noi a farlo. Se poi anche la cifra smettesse di essere la metà, allora saremmo a cavallo, ma i sogni son desideri.

Perchè vorrei smettere di dire di sì a tutti, potendo scegliere di non dover lavorare a Sant’Ambrogio e all’Immacolata, ma godendomi il divano, il piumone, l’albero di Natale. E, ta dah, i miei bimbi, che ormai pensano che il telefono sia una protuberanza della mia mano. Vorrei metterlo giù, imparare a farlo, capire che se anche non rispondo in cinque minuti non muore nessuno e che se anche non dico sì a tutti, arriverà qualcos’altro.

Ma poi quel qualcos’altro arriva davvero? E noi a fine mese ci arrivamo davvero? E perché non può bastare quello che ho già? Perché la somma di tutti questi “grandi pagamenti” e mille lavori porta solo a uno stipendio normale?

Io so che cosa mi piace. Sono una privilegiata, perchè incontro sul cammino persone che mi fanno fare quello che sogno. E non è poco, proprio no. E a volte me lo prendo con i denti, a volte invece me lo danno loro.

Non toglietemi la musica. I concerti. Le interviste. Non toglietemi i libri.

Ho ben chiaro cosa voglio dal 2015. Ora non resta che farlo avverare.
PS. no, sui buoni propositi di vita, ci devo pensare ancora un po’. Son fortissima solo sul lavoro. Ahimé.

PS.2: la monotematicità dei miei pensieri è causata dall’enorme sovraccarico lavorativo che mi porterà all’esaurimento. A quel punto cambieremo argomento, e parleremo di quello. Per ora portate pazienza.

Spazio pubblicitario per le cose che faccio ma non dico. O che non faccio, ma dico. Oh be’ insomma, lui era uno di quelli per cui ero capotifoseria. Bravo Rocchino.

 

 

Leave a Comment

quattro × 1 =