eventi guarda che è normale

Memories

La mia nonna era una signora un po’ brusca, aveva un tono di voce squillante, era carina. A volte chiudo gli occhi e giro per casa sua, così, per ricordare. Quella casa non esiste più, ma a me piaceva. C’era il salotto con un divano di lana che pizzicava e lei non ci entrava quasi mai, che la tv si guardava in cucina, e io giocavo con due cavallini di cristallo che non ho ancora capito come ho fatto a non rompere. C’era il pavimento di marmo che lei lucidava quasi tutte le mattine, che tanto alle cinque che avrai mai di meglio da fare? C’era lo studio, con un calendario di legno da tavolo che adoravo girare e rigirare (e poi ti chiedi perché oggi han bisogno di tutti ‘sti giochi). C’era un cortile con la fontana e un mastello di legno in cui lavavamo l’insalata che cerca la foglia malata era un gioco bellissimo. E c’era la ghiaia e io la scopavo via dal passaggio con un’unica compagnia disponibile, un cane. Prima la Lilly, un cocker carino. Poi la Susy, un bastardino ancora più carino.

La mia nonna stava tanto in cucina, anzi al lavello, che non era proprio in cucina, ma accanto. E io le giravo attorno, o meglio le passavo dietro, per andare in cantina a vedere tutte le cose lì nascoste, così misteriose. O per uscire e andare in cortile, che le fragoline nell’orto eran così buone. Faceva una polenta buonissima, una peperonata ancora più buona. E non parliamo del ragù di pollo che per fortuna mia mamma sa fare. Andava spesso al frigorifero. Lo apriva. Prendeva una boccetta, si tirava su il grembiule (perché la mia nonna in casa, mi sa come la vostra, mica ci stava vestita normale) e zac, si faceva una punturina sulla coscia. Così, come se niente fosse. E poi ogni tanto rubava una caramella. Ma lei le caramelle non poteva rubarle.

La mia nonna aveva il diabete.

Domani e dopo, sabato e domenica 9 e 10 novembre, sono le giornate mondiali del diabete. In settimana sono stata alla presentazione di un libro scritto per i bambini dei reparti pediatrici – a cui verrà regalato, insieme all’orso della foto- che si trovano ad affrontare la malattia, scritto per dire non siete soli, scritto per dire che una volta riconosciuto, con il diabete si può convivere, in modo diverso certo. Ma si può.

Io non so come si dice a un bambino che non può mangiare le caramelle. So che se una signora di settantanni le rubava, non deve essere una cosa facile (e le caramelle poi sono il meno). Ma so anche che i bambini sono forti e i loro genitori ancora di più. E quindi, se in questi giorni passate da Toy’s n Rus (i negozi di giocattoli) e vedete quell’orsetto o il libro (che si chiama “lino e il diabete”), sappiate che il racavato va tutto all’AGD che è l’associazione che si occupa di assistere bambini e famiglie nel percorso della malattia.

 

La mia nonna era una tosta. Fidatevi.

 

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