guarda che è normale mamma

Pancia vista mare

E arriva un venerdì come tanti altri e ti accorgi che avresti proprio voglia di andare via. Lontano. Ma ti accontenti anche di vicino. E se la casa in campagna dei suoceri è occupata (dai suoceri) in un attimo ti inventi un nuovo programma. Chiami un albergo a caso, possibilimente bello. Lo scegli il più vicino possibile. Hai voglia di mare. La prima uscita dopo Genova andrà benissimo. Stai anche attenta alle offerte. E’ venerdì pomeriggio, gli alberghi svendono le stanze, i last minute esistono davvero. E parti. Ok, magari prima telefoni al marito per chiedergli se per lui è ok. Siccome lo è, butti un po’ di roba in valigia (qui sto esagerando, con una duenne il po’ di roba va comunque ponderato, devi portare tutto il necessario e magari anche un po’ di più visto che la stai spannolinando). E parti, dicevo.

Basta un giorno. Un giorno in riva al mare, a guardare le onde. A sederti sulla sabbia (che poi rialzarsi è un altro discorso, mai più adeguato fu il concetto di balena spiaggiata). A fare un pic nic di focaccia sotto l’ombrellone. A mangiare un gelato a merenda. E anche dopo cena, crepilavarizia. A fare castelli di sabbia che lì son sassolini. E avanti e indietro da riva, per riempire il secchiello d’acqua. E guardare lei che fa su e giù dallo scivolo mille volte, perché ci sono le bambine più grandi che fanno i numeri e i bimbi più piccoli che cercano di baciarla e abbracciarla, che per lei è un gioco e bisogna scappare. E che vola dalla scala dello scivolo e porta a casa il souvenir più originale del mondo: il livido sulla chiappa.

Le pile si ricaricano. Anche quelle di una panzona come me che in questi giorni si è chiesta seriamente se non sia il caso di fermarsi. Perché diciamocelo, quante gravidanze credo ancora di vivere? Molto probabilmente è l’ultima (ok non si sa mai, ma) e io son qui a pensarci molto poco. Basta un giorno di mare. Con la pancia bella in vista, che si muove, sotto gli occhi di tutti.

E così capisci che sì, dovresti fermarti. Ma forse è il tuo carattere che non te lo permette. O forse quei treni che passano una volta sola e che ci devi saltare sopra. Allora prendi una decisione importante. Probabilmente non ti fermerai, ma almeno cercherai di cambiare attitudine. Smetterai di pensare che dovresti  spegnere il computer, lamentandoti, ma lo terrai acceso, qualche (molte) ora in meno al giorno, con la convizione che ne valga la pena. Per te. Per lei. Per lui. E per chi sta arrivando.

E poi, finalmente, sta arrivando anche l’estate. E quindi, circolazione a parte, tutto sarà bellissimo. Come il mare.

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