guarda che è normale mamma

Ciao ciuccio, fase 1

Il ciuccio è il mio migliore amico. Lo penso dal primo giorno (anzi dal terzo, gliel’ha ficcato in bocca l’osterica al suo terzo giorno di vita e se l’ha fatto lei…). Lo penserò sempre.

Certo che quando arrivi all’età socialmente indicata con “ma dai, ormai sei grande, cosa fai ancora con quel ciuccio” inizi a pensare che sarebbe ora di toglierlo. Se però hai tra le mani un esemplare di ciuccionis dipendentis che non lo mollis mai, (e per mai intendo mai) diventa tutto più difficile.

La patata al momento ha tre anni e 4 mesi. I suoi amici hanno ormai quasi tutti salutato il loro amato ciuccio. Non che io sia così influenzabile (ovviamente sto mentendo), sono consapevole che lei ne abbia ancora bisogno, mettici suo fratello, mettici che è la più piccola in classe, mettici quello che vuoi, ho comunque iniziato a pensare che fosse ora non dico di toglierlo ok, ma almeno di usarlo solo per la nanna.

La fanno tutti così facile. Raccontale una storia, dille di darlo a qualcuno, guarda che arriva la fata, dille che ormai è grande…

Nell’ordine:

Non le ho detto che è grande, ora, dopo dieci mesi di fratello, posso riutilizzare quel termine senza provocare reazioni e regressioni, ma puntare l’addio del ciuccio sulla granditudine non mi sembrava una buona idea allora sono andata di psicologia del ciuccio: «Sai patata che i ciucci, un giorno, quando sanno che il bambino è pronto, si rompono?» Risultato. Ciuccio ancora di più in bocca con confessione dopo qualche giorno. Lo tengo pelchè ho paula che si lompe. Perfetto, strategia cannata in pieno.

«Sai patata che la Fata dei ciucci ha detto che, quando sei pronta, puoi darle i tuoi ciucci e lei ti porta tanti regali?» Ok, ma poi io non ho più ciucci. «Lo so, ma hai i regali.» No, io vollio i miei ciucci. (poche idee ma chiare)

«Patata, ma ormai sei grande (ok alla fine l’ho detto, bisogna provarle tutte no?), sicura che non vuoi lasciarlo?» Siculissima, il mio ciuccio ciucciò (segue, mentre lo dice, colpetto affettuoso al suo amato ciuccio ciucciò ben stretto in bocca.)

Ok, non è ancora ora di toglierlo, non c’è problema, non voglio forzare, ci arriverà. Ma un passo avanti sono riuscita a farlo e mi sembra già un enorme successo. Si usa il ciuccio solo per la nanna. Avevo già provato a proporlo e non avevo ottenuto il risultato sperato. Mettici però poi un sabato mattina in giocheria per regali ad altri, portati dietro una treenne che va in corto circuito perchè vuole tutto, aggiungici un “puoi avere quello che vuoi, ma facciamo che poi il ciuccio lo usi solo per la nanna” (perchè un conto è non volere regali, un conto è essere in giocheria), ciao fatine, ciao psicologia, lei ha acconsentito.
Il ciuccio di giorno ora vive in una bustina colorata che viene sempre con noi. Ma non lo lasciamo a casa, velo? «No, Pata, ce lo portiamo dietro.» E all’asilo si entra con la bustina. E si esce con la bustina.

Ogni tanto ci prova. Posso solo poco poco? Cinque volte. No. Posso usale un po’ quello di mio flatello? poco poco. No…. Ok, cinque ciucciate, poi me lo dai.

E’ più felice, chiacchiera di più e le crisi di pianto durano di meno. Per dire che è forse vero che a tre anni e poco più sono pronti a vivere senza. Stanno meglio. Forse anche perchè si sentono meno dipendenti, scoprono di non esserlo. Non lo so. Sta di fatto che vedere che non lo usa più di giorno mi ha acceso la speranza. Prima o poi lo toglierà del tutto davvero. E se lo toglie lei, ve lo assicuro, lo toglieranno tutti.

PS: oggi è il 6 maggio. E il libro lo mando a Imma. The winner is.

PS2: a proposito di ciucci. Essendo una che non va quasi mai (ehm) in fissa sui problemi, argomenti, tematiche, ne ho parlato un po’ anche su twitter. E da mamme più avanti e esperte di me, che i ciucci li han già salutati, è arrivata questa risposta. Per la serie raccogliamo esperienze che ce la facciamo. Per la serie lei è la mia vicina di casa. E ci siamo trovate su twitter. Niente, volevo dirvelo, mi sembra una roba incredibile.

 

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Comments (10)

  1. Avendo una figlia grande che non l’ha mai voluto e una figlia piccola che invece lo gradisce assai non ho esperienze pregresse quindi raccolgo informazioni per quando sarà: per il momento la mia strategia è fregarmene e rimandare 🙂

  2. ehm, noi a suo tempo l’avevamo sostituito, di giorno, col chupa chupa. Siamo pessimi, lo sappiamo. Ma così lo usavamo solo per la nanna (e comunque una volta addormentata io glielo levavo, già da neonata, perchè mi sembrava che senza respirasse meglio #ognunohalesuefisse)
    E come dice la santapediatra “nessuno va all’università con il ciuccio” quindi stai serena!

    1. lo so che prima o poi lo toglierà… ma mi chiedo come visto che per ora è ciò che di più importante c’è al mondo. 🙂 cmq va bene così, già averlo tolto di giorno mi sembra miracoloso. ci arriveremo. con calma.

      1. Brava! (la tre-enne e la di-lei mamma pure). Comunque le paturnie sul ciuccio te le fan sempre venire gli altri… a me dicevano che le restavano i denti storti, e la pediatra invece diceva che si sarebbero raddrizzati una volta smesso, e ha avuto ragione lei (è santa mica per caso)

  3. Mi trovo anche io nel bel mezzo della bufera. Il Patato l’ha sempre usato prevalentemente per dormire e per i momenti di delirio acuto. Adesso, a due anni e mezzo, e dopo due otiti purulente con timpano perforato nell’arco di un mese, la pediatra ha detto che sarebbe buona cosa eliminarlo. Rischia di deformare il palato e statisticamente i bambini che lo usano sono più soggetti a problemi alle orecchie. In questi giorni ci stiamo provando, con metodi più o meno ortodossi (leggi con le buone e le meno buone), senza esagerare speriamo. Si accettano comunque consigli 🙂

    1. miei consigli non ne ho, come hai visto ci sono dentro fino al collo. ma pare funzionino i regali. le fate e folletti. i pesciolini (o uccellini, o bambini appena nati o quello che vuoi) che ne hanno tanto bisogno. O anche, mi dice un’amica, il toglierlo e basta. da tutte le esperienze raccolte ci sono, qualsiasi sia la “tecnica” usata, tre giorni di pianto disperato. poi basta. io faccio che ‘sti tre giorni aspetto ancora un po’ a viverli. tu, quando sei pronta, vai. in bocca al lupo. poi dimmi.