i libri degli altri

Dicevamo

Sono proprio un cliché. Quanto leggo in vacanza non leggo mai. Mi piacerebbe leggere tanto sempre. Ma credo di amare così tanto le vacanze anche per questo. Ho finito tutto prima del previsto. Qui altri tre libri letti, mentre Amazon non mi fa comprare Kindle. Mentre ho finito anche gli scritti arrivati nelle mail da mesi, già che c’ero. Mentre è ora di tornare.

Dall’alto. Le tre del mattino. Sono andata dal libraio e gli ho detto che libri mi erano piaciuti ultimamente. Mi ha indicato questo col dito. L’ho letto in un giorno, l’ho amato pazzamente. È uno di quelli che fa venire voglia di scrivere. Le cose semplici. Le cose vere. Ti direi di leggerlo. Ti direi è bellissimo. Stanza 411. Comprato perché cercavo Parla mia paura, consigliata da un amico. Non c’era. Ho detto vediamo come scrive. L’ho letto anche questo in un giorno. Perché è corto. Lei scrive bene. Qualcosa dentro c’è. Qualche pensiero e orecchia sulla pagina. Ma no, non ti direi di leggerlo. E l’ho letto, alla fine, solo perché ormai lo avevo portato. La stanza delle meraviglie. Sempre il libraio. Perché gli ho detto di cosa parlava il mio. Ha detto vedi un po’. Va via veloce. Carino, ti direi. Ma no, neanche questo mi ha fatto innamorare. È un’idea carina, ma solo medio.

E così rimango senza pagine.

Sul mio bellissimo balconcino. Ma in fondo, dicevamo, è ora di tornare.

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