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Quel che resta di un film: Era Glaciale 5 arriviamo

 

ICE AGE 5

Andare al cinema con i tuoi figli, quando esce un film che aspetti da mesi, è bellissimo.

Andare a Parigi, a scoprire tutti i retroscena di quel film ancora di più.

Questa è la storia di quando ho preso lei e lui per mano, li ho portati all’aeroporto, direzione Tour Eiffel, con Fox (grazie Fox).

Premessa dovuta: quando una casa cinematografica lancia un nuovo film, che è il quinto di una saga, si presuppone che tu abbia già visto gli altri quattro. Così non era, perché lui è, a casa nostra, è il minore con potere decisionale davanti allo schermo pari a una formica di fronte a un formichiere. Lei nel suo mondo di preteen anticipata, di animali non ne voleva sapere. Per fortuna in casa comando ancora io, ho messo su i quattro episodi ed è finita che li han voluti rivedere. Insomma, siamo arrivati a Parigi preparati.

Capitolo 1

L’attesa: il primo pomeriggio era solo per noi, le attività del film sarebbero partite dal giorno dopo. Vuoi non vedere Parigi? No, non vuoi.

Lei mal d’orecchio fulminante per decompressione decollo e atterraggio.
Lei mal d’orecchio fulminante per decompressione decollo e atterraggio.
Lui pisolino di tre ore. Ciao.
Lui pisolino di tre ore.
Ciao.

 

Capitolo 2:

La scoperta: da sceneggiatrice di fumetti, nata e cresciuta a pane e animazione, inutile dire che un tour all’Art Luditique di Paris non potevo che amarlo. E quando ami qualcosa, mostrarlo a loro è la cosa più bella. Bozzetti, modellini, proiezioni, colori. Magari da grandi faranno i commercialisti (magari davvero, direi anche, visto come sto messa coi numeri), ma una spolverata di pennelli e immagini, tra i loro personaggi del cuore, non fa mai male.

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E poi la gioia delle gite, le loro prime. Dove anche solo avere una targhetta al collo ti fa sentire speciale. Ehi, ma conoscono i nostri nomi!!
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E lei, che starebbe davanti a uno schermo tutto il giorno, e anche di più. E lui, che fermo non ci sta mai. Se non per le cose belle e importanti.
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E io, che faccio foto a tutto. Perché ok, lo sai che funziona così, ma è pazzesco lo stesso. O no?
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E la voglia di riprendere in mano una matita. Che brava non lo sono diventata mai, ma non è che per amare qualcosa devi essere brava per forza.
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E Scrat. Che alla fine è il vero protagonista sempre. In tutti e cinque i film. E nel nostro viaggio a Paris.
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Appunto.

 

Capitolo 3:

Le parole: «Mamma ma a Parigi parlano italiano?» «Mamma ma perché a Parigi parlano così?». Lui ha quattro anni, ne aveva tre e tre quarti lì, alla fine all’estero c’era stato solo una volta. Questa cosa che negli altri paesi si parlino altre lingue non l’ha ancora convinto del tutto, nonostante i One Direction cantino in inglese perché sono inglesi. Il francese, comunque, lo ha accettato, tanto da farlo simpatizzare con altre famiglie presenti a suon di Tour e Bonjour. L’inglese diciamo che no, invece non era previsto. Motivo per cui, mentre il regista parlava, per spiegarci le scene in costruzione del bellissimo film, ha preferito lanciarsi sul palco, rotolarsi tra i gradini, fare un mini show a suon di «non capisco quello che dici, quindi basta». Non serve che vi dica che l’intervista al regista l’ho persa, preferendo accomodarmi gentilmente fuori dalla sala, a intrattenere un quattrenne poco educato. Annotare sotto “mi piace fare sempre bella figura”. Diciamo che quando si è addormentato sul pullman e mi son goduta il doppiaggio in diretta nelle varie lingue non mi sono disperata per la sua assenza, ecco. Non so cosa avrebbe fatto sentendo parlare russo. (Si ringrazia la nonna in viaggio con noi per la sua pazienza sul pullman, a controllare il pisolino). 

 

E in fondo lo capisco se non si è emozionato quanto me a vedere le facce dei doppiatori. #adoro
E in fondo lo capisco se non si è emozionato quanto me a vedere le facce dei doppiatori. #adoro
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Una sala buia, il mixer, un mega schermo su cui far scorrere le immagini, cuffie microfono e battute tra le mani. Un giorno vi racconterò di quella volta che ho lavorato con Pietro Ubaldi in sala doppiaggio. Oggi di quanto sentir doppiare in tutte le lingue sia stato una figata (per dirla in francese, visto che eravamo a Paris).

 

Capitolo 4:

La magia: del film, che fa divertire, ridere, piangere, sognare. Di Parigi anche. Che basta salire su una barca (no, non il Bateau Mouche pieno di turisti, ma una barca solo per noi, con la guida, i tavoli, il bar. E la pioggia fuori. Poi il sole. Poi di nuovo la pioggia. E le corse a piedi scalzi mentre la guida parla – e non sto parlando di me ovviamente). Da quella barca arriva la magia. Perché passare sotto la Tour Eiffel ha di nuovo quel senso di normalità per noi (che non è neanche vero, perché io la Tour la amo e la amerò sempre, guardandola con occhi a “oooooh”) e di straordinarietà per loro (che oggi, a distanza di mesi, è ancora la Tour al centro dei discorsi. Che allora, a portare il souvenir al papà, solo la Tour è tornata a casa).

A Parigi piove. Poi esce il sole. Poi piove di nuovo, ma c'è anche il sole. E alla sera arriva la neve. Ad aprile. Se non è magia questa.
A Parigi piove. Poi esce il sole. Poi piove di nuovo, ma c’è anche il sole. E alla sera arriva la neve.                                                                                                                    Ad aprile. Se non è magia questa.
I <3 la Tour
I <3 la Tour

 

Capitolo 5:

L’amicizia: questa storia è quasi finita. Grazie all’Era Glaciale e a Fox abbiamo portato a casa tanti ricordi, è vero. Ma soprattutto abbiamo portato a casa nuovi amici. Con cene in lingue miste, che valgono anche quelle dei bambini, dove non ci sono le parole, ma i giochi. Ognuno a modo suo, comunicando a gesti, che tanto per giocare non serve capirsi e e il linguaggio di amicizia diventa universale. Abbiamo conosciuto una famiglia speciale (che consiglio di conoscere anche a voi, visto quanto sono belli) e siamo tornati a casa con il sorriso. Guardando, ancora una volta, la Tour, che a quell’ora della sera era ormai tutta illuminata.

I pavimenti dei ristoranti sono spesso sottovalutati.
I pavimenti dei ristoranti sono spesso sottovalutati.

 

Capitolo Fine: 

E così. Grazie Fox che ci hai portato a Parigi. Non vediamo l’ora di andare al cinema. Non vediamo l’ora di ripartire.

"La meta non è un posto, ma quello che proviamo" cit.
“La meta non è un posto, ma quello che proviamo” cit.

 

L’Era Glaciale 5: in rotta di collisione esce nelle sale il 22 agosto. C’è Scrat che va nello spazio e, come al solito, cuori a lui, ne fa di ogni. C’è Sid che si innamora. E c’è un viaggio con tanti(ssimi) nuovi personaggi. La regia è di Mike Thurmeier e Galen T. Chu. La produzione è Blue Sky Studios, Twentieth Century Fox Animation. E in 3D è una vera FIGATA (sempre per continuare a parlare francese, ci tengo alle lingue, io).

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