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I miei limiti

Se cambio vita ci metto un po’ ad abituarmi. Forse come tutti. Forse prima. Forse dopo. Il limite è non conoscersi abbastanza da sapere che cosa mi farà bene o cosa male. Lo supero provando. Poi si vedrà. (Ho cambiato vita, ci sto mettendo un po’)

Se devo fare una cosa che non mi piace mi spengo. Il limite è che non sempre si può fare quello che piace, ma ci si può provare. Lo supero mettendocela tutta (no, non su quello che non mi piace, ma sul tentare di farlo diventare qualcosa che mi piace. Ah il potere dei desideri, quante cose si avverano).

Se devo fare una commissione noiosa la rimando fino all’ultimo. Il limite è che poi devo sempre correre. Lo supero cercando almeno una volta al giorno di fare qualcosa subito. Non alla fine (sì, nella definizione commissioni noiose rientrano tante cose, quindi c’è sempre qualcosa che posso fare prima e qualcosa che posso rimandare fino all’ultimo. O spostare a domani. Tipo chi ha bisogno di prelevare al bancomat, si vive anche di monetine, no?)

Se ho un problema mi ci arrovello fino alla nausea. Il limite è che non sempre lo risolvo. E consumo tutte le energie. Lo supero evitandolo, quando proprio non c’è soluzione (oh sì, sono la regina dell’evitamento).

Se devo fare una telefonata (qualsiasi, a chiunque che non siano nella mia cerchia più stretta) rimando, non mi va, non sono una da telefono. Il limite è che sono ancora timida, nonostante faccia finta di no. Lo supero mandando una mail. Un messaggio. Un whatsapp. Ringraziandone i vari inventori.

Se devo prendere un volo scelgo un volo diretto. Il limite è che non ho più (quasi) paura di volare, non mi drogo, parto (quasi) serena. Se però il volo diretto viene cancellato e mi metti uno scalo a Fiumicino per andare a Vienna allora vado in panico. E mi torna la paura, due decolli io non ce la faccio (ma anche la pigrizia, se posso arrivarci in un’ora e mezza perché devo mettercene sei?). Lo supero diventando più povera e spendendo di più per comprare un altro volo diretto. Anzi, lo supero mandando Alitalia affanculo, promettendomi che non ci volerò più. E già che ci sono, lo consiglio anche a voi.

Ho milioni di limiti. Ma altrettanta voglia di superarli. A modo mio.

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Comments (6)

  1. Mi dispiace per la tua disavventura. Purtroppo un volo cancellato puo’ sempre capitare e non solo con Alitalia. Per esempio io sono stata riprotetta, in sedia a rotelle e da sola, da roma a montreal via londra passando per new york con annesso pernottamento in albergo e relative navette da prendere…ripeto in sedia a rotelle, non potendo camminare con due valigie e da British Airways. E solo perche’ non hanno voluto ritardare la partenza del volo di pochi minuti per aspettare il mezzo che mi avrebbe portato a bordo.
    Mi sei sempre piaciuta per la leggerezza e lo stile con cui raccontavi esperienze e sensazioni, a volte cosi’ simili alle mie. Sono dipendente Alitalia e come tantissimi colleghi faccio il mio lavoro con passione e senso di appartenenza..la tua ultima frase e’ uno schiaffo in faccia a chi ogni giorno si impegna perche’ passeggeri giungano in sicurezza e nel miglior modo possibile alla loro destinazione, rimediando spesso complimenti e a volte insulti anche quando le colpe non sono ne’ loro ne’ della loro compagnia. Perche’ il tuo volo sia stato cancellato non lo so, nessuna compagnia prende una decisione simile alla leggera e tu giustamente sei liberissima di scegliere con chi volare, ci mancherebbe altro. Trovo pero’ molto triste, deludente ed in fondo infantile il modo in cui ti sei espressa nelle ultime righe. Potresti provare a superare i tuoi limiti mostrando un po’ piu’ di rispetto per chi lavora dietro certe realta’ e che quotidianamente ha a che fare anche con persone che dimostrano poco educazione, come mi dispiace tantissimo dire, hai fatto tu in questa occasione. Peccato….

    1. Cara Raffaella, mi scuso con te personalmente se ti ho offesa e ti sei sentita offesa. Ovviamente non mi stavo rivolgendo a chi lavora ogni giorno per una compagnia aerea, facendosi un mazzo che conosco bene, né era mia intenzione offendere. Quindi hai ragione, dovevo stare più attenta. Però quel vaffanculo c’è, ed è rivolto a chi decide di spostare un volo mandando una mail senza dare specifiche del cambio, facendoti chiamare un numero a pagamento dove poi ti assicuro sono tutti gentilissimi, ma il risultato diventa che io a Vienna ci dovevo, ci devo, andare per lavoro. In un’ora e mezza che diventano sei, per cui incasinano l’orario di arrivo, per lavoro appunto. Aggiungici che ho prenotato a febbraio proprio per pagare meno. E fa niente, fin qui andrebbe tutto bene lo stesso, fa niente, ora ho speso il triplo e nessuno mi rimborsa, neanche il lavoro. Ma fa niente. Ma se entro in uno stato di panico per due giorni, accettando l’idea dello scalo, e non dormo perché mi sale l’ansia perché alla fine no, lo scalo, il doppio decollo, io non lo so reggere e scelgo sempre i voli diretti, li pago anche di più, perché sono in grado di vivere serenamente solo un decollo, perché alla fine un po’ di paura c’è ancora, che diventa panico se mi metti due decolli, allora io a chi non pensa di sistemare i suoi clienti dando le stesse condizioni di volo (perché il volo diretto delle cinque lo posso prendere, ma devo pagare 230 euro di differenza, signora), allora un po’ mi arrabbio. E tu hai ragione, i modi sono importanti, i modi sono tutto (e be’, al call center più che chiedere se c’era una mail a cui mandare un reclamo non ho fatto). Ma sul mio blog mi sfogo. E il post di oggi era uno sfogo, che è l’unica cosa che posso fare. Uno sfogo perché il tentativo di venirti incontro non c’è, non c’è stato. E ripeto, non è rivolto a chi ci lavora direttamente. E sono anche certa che sia chiaro, per chi non è direttamente coinvolto. Ribadisco le mie scuse, perché se ti sei sentita offesa, hai ragione tu e ho sbagliato io. Ma chi ha sbagliato davvero è Alitalia. E su questo son convinta di avere ragione. Un abbraccio.

  2. Cara Silvia, grazie per la risposta e per le scuse, entrambe molto apprezzate. Comprendo la tua frustazione e sono io, stavolta, a chiederti scusa se la mia compagnia nel tuo caso non è stata all’altezza di una customer service di standard superiore come dovrebbe essere.
    Io faccio tutt’altro lavoro rispetto al ticketing, quindi purtroppo non so che problemi effettivi ci siano stati, se e come fossero superabili. So per sicuro però che a volte ci si muove all’interno di paletti rigidi che, con tutta la migliore buona volontà, non si possono aggirare.
    Comprendo anche la tua tensione al pensiero di volare, per me il cielo è casa mia, ma so che non per tutti è così.
    E’ per questo che mi permetto di suggerirti un corso tenuto proprio da Alitalia, sia a Roma che a Milano, si chiama Voglia di Volare ed è molto valido. Le persone che lo tengono le conosco personalmente e sono colleghi eccezionali…mi piacerebbe tu potessi vivere con loro questa esperienza.
    Se desideri qualsiasi informazione sono qui.
    Un abbraccio e buona notte

    Raffaella

  3. Ahahah! Abbiamo gli stessi limiti. Solo che tu provi a superarli…io non ce la faccio, non sempre, e nonostante anni fa sia volata fino in Brasile, ho ancora paura di volare!

    1. sono tornata. con due diretti. tanto felice di aver speso di più ma essermi messa nelle condizioni di farlo serenamente (che dormita al ritorno! ;))