guarda che è normale mamma storie

Le cose che vuoi (e quelle che non vuoi)

Vuoi che siano sempre felici, che non piangano mai, che la loro vita sia piena di serenità.

Lo vuoi davvero. E se arrivano le lacrime ti accorgi che in alcuni momenti non puoi fare niente per fermarle, ma faresti di tutto (come dice lei che lo dice molto bene). Ma poi, quando succede a te, puoi?

Vuoi che non abbiano problemi, che siano i preferiti, dalla maestra dell’asilo, dall’amichetta che loro adorano, dalla gente in generale che quando li incontra speri pensi “ma guarda che bambini adorabili”. Che poi, vorresti che fosse così anche per te, a nessuno piace non piacere, no? (ok, ok, qualcuno se ne vanta, adorando sentirsi diverso, ma sotto sotto tutti cerchiamo approvazione, chi più –ehm- chi meno).

Vuoi che se c’è un problema te lo raccontino subito, anzi, vuoi capirlo tu al volo e riuscire a trovare il canale di comunicazione per aprire quella porta di “alla mamma puoi dire tutto” che speri si stampi loro in testa, addosso, ovunque, per sempre (sì, soprattutto in adolescenza). Che poi, non lo vuoi anche tu? Che quando ti girano a mille qualcuno lo capisca subito? Che ti arrivino le parole gentili, ma giuste, proprio quelle di cui hai bisogno tu, per poter iniziare a sfogarti?

Vogliamo per loro in fondo quello che vogliamo per noi. E non vogliamo quello che non vogliamo anche noi.

Noi non ci facciamo la pipì addosso se qualcosa non va. O non ci svegliamo piangendo nel mezzo della notte (ok, senza lacrime sì, magari poi senza riuscire più a dormire). I loro segnali sono chiari, evidenti. Non vuol dire che sappiamo come prenderli e affrontarli.

I nostri sono invisibili, spesso. Mascherati da una quotidianità veloce in cui tirar fuori il sorriso, anche se finto, è la soluzione più semplice.

Loro, per fortuna, non sanno ancora sorridere per finta.

Loro, per fortuna, sanno ridere per davvero.

Vuoi che siano sempre felici, sì. Ma non si può.

A differenza nostra, però, a volte basta davvero poco per mandare via le nuvole.

Ecco. Sembra un post serio. Non lo è.  Perché quel poco, in questi giorni, è una storiella inventata, con le sue continue variazioni, che, tappatevi il naso, non badate alla forma, non è una gran storia, fa più o meno così:

C’era una volta Caccolone Puzzolone, un bambino che faceva sempre la cacca. Viveva in una casa di cacca, con le finestre di cacca, le porte di cacca e il soffitto di cacca. C’era una puuuuuzza!

Caccolone Puzzolone faceva sempre le scuregge (l’effetto sonoro durante il racconto è gradito) e quando la mamma, che si teneva sempre il naso tappato, gli diceva di non farle lui sorrideva, ne faceva un’altra e «Mamma che ci posso fare? Sono fatto così». Un giorno la mamma prese Caccolone Puzzolone e gli disse che era ora di fare il bagno, perché puzzava davvero troppo e non poteva andare all’asilo. Caccolone Puzzolone non voleva fare il bagno e così fece qualche capriccio. «Noooo, non lo faccio. PROT. Noooo, a me piace puzzare. PROOOT». La mamma riuscì comunque a insaponarlo e strofinarlo e lavarlo. E quando uscì dalla vasca Caccolone Puzzolone era finalmente profumato. Così andò all’asilo, ma i suoi compagni non lo riconobbero. E nessuno iniziò a giocare con lui. Allora Caccolone Puzzolone andò in bagno. Fece cinque volte la cacca, dieci scuregge (l’effetto sonoro è di nuovo gradito) e tornò in classe più puzzolente che mai. «Ah, ma sei tu, Caccolone Puzzolone! Vieni a giocare con noi?» dissero i suoi compagni, tutti contenti. Caccolone quel giorno si divertì tantissimo insieme ai suoi amici. Quando la mamma lo andò a prendere vide che Caccolone Puzzolone puzzava più di prima. «Ma Caccolone, che cosa hai fatto?”» chiese. Caccolone scureggiò e rispose con un sorrisone puzzolente «Niente mamma, sono solo tornato com’ero. Perché mi piace di più». La mamma sorrise e, stappandosi il naso, abbracciò Caccolone Puzzolone. Forse era ora che puzzasse un po’ anche lei. E così… fece una scureggia.(sì, c’è di nuovo l’effetto sonoro, per fortuna è l’ultimo).

Ecco un po’ mi vergogno. Ma la quattrenne di casa ride convulsamente. Al diciottomesenne basta ripetere cacca. Bastasse un po’ di cacca anche per noi. Sì, decisamente non è un post serio.

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Comments (5)

  1. Non sarà un post serio ma comunque è molto bello e vero perché chi di noi mamme non farebbe di tutto per far tornare a sorridere i nostri bimbi? E poi tutte vorremmo per loro solo tanta felicità ma come sappiamo questo non è sempre possibile… complimenti..

  2. Ecco, a un certo punto (sui sei-sette anni per noi) la “cacca” non basta più. E allora ci sono i fiori di bach, per le volte che non bastano gli abbracci.